Ora non abbiamo più scuse! Smettiamola di parlare e leggere come tanti giornalisti e politici italiani che pronunciano le e e le o, ora con accento grave, ora con accento acuto, a seconda della regione di provenienza.
Andrea Tagliabue ha realizzato un metodo pratico per orientarsi in questa poco considerata materia:
Queste sono le regole dell’ ortoepia:
https://letturaadaltavoce.wordpress.com/2016/04/
A proposito, dovete sapere che Edmondo De Amicis non ha scritto solo il libro “Cuore”
Sentite qua cosa dice:
“Impara a pronunziar bene.
Non parla bene chi pronunzia male. E noi, quasi tutti, pronunziamo l’italiano scelleratamente.
Una bella lingua pronunziata male è come una bella musica sciupata da un cattivo sonatore. Che vale che la nostra sia una lingua ammirabilmente musicale se noi in mille modi ne alteriamo i suoni, come se fosse per noi una lingua straniera? A che serve che tanti grandi poeti, nei quali erano profondi e finissimi il senso e l’arte dell’armonia, abbiano faticato a comporre tanti versi squisitamente armoniosi, quando noi li pronunziamo in maniera che se ci sentisse chi li fece ci tratterebbe di cani e si tapperebbe gli orecchi? Che giova che la lingua italiana abbia tante parole dolci, forti, gravi, agili, graziose, che suonano come note di canto, se le dolci inaspriamo pronunziando delle s che sembrano fischi di serpente, se fiacchiamo le forti scempiando le consonanti doppie, se facciamo ridere con le gravi raddoppiando le consonanti semplici, se aggraviamo le leggiere e deformiamo le graziose strascicando o strozzando le vocali, e dando all’u un suono barbaro che trapassa l’orecchio come lo stridore d’un chiavistello arrugginito? E predichiamo agli stranieri l’armonia della nostra lingua! E ci vantiamo d’aver orecchio musicale! C’è da riderne, e da averne vergogna.”